venerdì 22 dicembre 2006

Se il prurito diventa un esigenza.

Perché qualcuno, in tempi come questi, dovrebbe sentire il bisogno di scrivere, di raccontarsi? Perché farlo, sapendo che quasi certamente qualsiasi concetto potesse egli partorire, sarebbe solo la ripetizione o, nella migliore delle ipotesi, la rivisitazione di qualcosa che è stato già scritto?

Lo potrebbe fare come banale esercizio di stile: "hey, leggete qui quanto sono bravo", oppure come affermazione della propria esistenza: cogito ergo sum. Potrebbe volerlo fare con fini divulgativi, pedagogici, filantropici (vi regalo perle di saggezza dal mio repertorio), per noia o per passione, per motivi politici o per scopi umanitari. Per lasciare traccia di sè, per raccogliere le memorie, oppure solo per prurito...

Già, la voglia sopita di avere qualcosa da dire che si incontra con la possibilità concreta di poterlo fare. Senza censure, veli o convenzioni. Scrivere perché si. A quel punto la sensazione diventa qualcosa di più tangibile e concreto. Diventa una necessità.